domenica 22 gennaio 2012

Viva Laura Dekker!

Quando avevo 16 anni sono partito per il giro del mondo con la mia famiglia, padre, madre, fratelli, e un sacco di amici che andavano e venivano. Prima di partire non ero un gran elemento… - anzi - e se brillavo per qualcosa era solo per fare delle gran scemenze. Dal punto di vista scolastico ero messo veramente male. Era già tanto che ci andassi qualche volta. Ma tutti, a scuola, speravano che non lo facessi.

Al mio ritorno, due anni dopo, sapevo 4 lingue avevo guadagnato perfino dei soldi. Avevo imparato una tale quantità di cose che nessuna scuola del mondo avrebbe potuto insegnarmi, specialmente ad uno che scalpitava come me.
In italia c’era mio zio Doi Malingri che preparava una barca per partecipare alla terza edizione della Whitbread, come si chiamava allora il giro del mondo in equipaggio. Per partire con lui ho deciso di cavarmi di torno la fine della scuola. Ho fatto un triennio, non di quelli in cui ti compri il risultato, ma uno alla fine di cui ho dato, in un liceo pubblico, l’esame di terza, quarta e quinta liceo scientifico, e qualche giorno dopo la maturità.
Le cose che ho imparato in quel giro del mondo, oltre a quelle che ho imparato a casa mia, a scuola, e da altri che ho avuto la fortuna di avere attorno, sono quelle che mi hanno reso capace di fare quello che ho fatto da allora fino adesso. Impiantare e dirigere basi di turismo nautico all’estero, progettare e costruire barche, andarci, insegnare alla gente a farlo, vendere vele e attrezzature, scrivere libri, fare con successo delle regate in cui la tecnologia e il calcolo è tutto, e tante altre cose in altri campi. Altri amici che erano con me in barca sono arrivati ai vertici aziendali e uno, Ettore Livini, scrive di economia in modo esemplare sulle pagine di Repubblica.

Allora, ogni volta che arrivavamo in un nuovo arcipelago ed entravamo nelle più belle baie del mondo dove si riunivano le barche dei giramondo, io e i miei fratelli cercavamo con gli occhi una piccola barca blu. Un Contessa 32 (che costruiscono ancora identico oggi qui a pochi metri dalla mia barca da dove vi scrivo, Lymington, in Inghilterra). Era la barca di Tanya Aebi, una ragazzina di 15/16 anni che, come Laura Dekker, faceva il suo giro del mondo da sola, e scriveva dei bellissimi articoli su Yachting World. Purtroppo prima di noi l’ha scovata il solito francese. Ma questa è un altra storia.
Tania è americana, la terra delle libertà individuali e non solo, il mondo era contento di lei. E lei, come noi, da quel giro del mondo è diventata una persona in gambissima, perfettamente inserita nella società civile.

Oggi Laura Dekker deve vedersela con dei poliziotti che l’hanno aspettata al suo arrivo. Ha dovuto cambiare la destinazione del suo viaggio, già di per sé una violenza totale in un progetto di navigazione. Come già sapete rischia di essere tolta dall’affidamento del padre e affidata ai servizi sociali. Non credo che ce la faranno a tarpargli le ali. Sicuramente non il cervello. Credo che sentiremo molto parlare di lei anche in futuro.
Tanya e Laura sono due “conosciute”, ma di ragazzi nati a bordo che sono dei geni, o al top di qualcosa, ne conosco parecchi. Questa vita forma e consegna i valori più autentici, introvabili in altri ambienti perché a terra li abbiamo rimossi uno ad uno.
Adesso regna la confusione e non si è più neanche capaci di affrontare un ragionamento serenamente. Fuori dalle venti miglia le leggi degli stati non valgono più, in teoria, ma vedo che il loro sopruso continua inarrestabile (in pratica). 
La burocrazia di due nazioni europee, l’Inghilterra prima, e la sua Olanda poi, hanno fatto confusione. Spero che la gente del mondo glielo gridi in faccia valorizzando Laura e il raggiungimento del suo obbiettivo. In Europa si può guidare un aereo a 16 anni, andare sott'acqua, guidare una moto in mezzo alla folla, ma non si può navigare da soli, neanche se si è adulto, e lei lo è più di tanti di noi.

Nelle stesse Inghilterra e Olanda la maggior parte dei ragazzi, dai 15 ai 20 anni, d’estate partecipa ad una crociera in oceano a bordo di navi a vele quadre. Li incontro ogni anno alle Azzorre, fieri con una luce fantastica negli occhi. Imparano i valori del mare, della natura, del gruppo. Imparano a conoscere il mondo geograficamente, a rapportarsi con gli altri, a ricordarsi che non veniamo da delle citta grigie e fumose, a capire che la vita è molto di più. Imparano, sopra ogni cosa, che siamo liberi .

Da noi si chiama team building, ed è così valutato che costa anche dei soldi, ma lo si fa fare ai manager. Troppo tardi, poi tutti ci chiediamo perché si attribuiscono da soli delle stock option o delle liquidazioni miliardarie quando l’azienda sta andando a picco.
Anche questa volta mi chiedo: "Come mai l’Europa, storicamente più volte, si è chiusa ancora in un angolo ed è scoppiata, a causa di burocrazia, dazi doganali, mancanza di libertà individuali, e sovra regolamento, non ha ancora imparato la lezione?"


Ma soprattutto, che significato ha prendersela con una ragazzina che incarna in tutto e per tutto, l’intraprendenza, la bravura, la visione, la capacità di inseguire un sogno personale che, come ha ampiamente 
dimostrato, non ha fatto male né a lei ne a nessuno?”.

Vittorio