martedì 28 agosto 2012

Giancarlo Pedote

È mio modestissimo parere che Giancarlo sia uno dei migliori navigatori oceanici italiani del momento, e soprattutto una delle migliori persone.

Mi hanno colpito quattro cose.

1) E' un vero professionista, fa questa vita a tempo pieno. Ha puntato tutto sul navigare, questo vuol dire che non ha altri lavori e si è trasferito dove c'è da confrontarsi e fare esperienza sul serio, sia in termini di condizioni marine sia di valore degli avversari. Questo si traduce in una vita "gramissima" dal punto di vista economico, perché i budget da noi sono sempre stati sotto dimensionati o "tecnici" che vuol dire niente, di isolamento, la Francia è un paese estremamente razzista, rimarrai sempre l'italiano senza integrarti, specialmente se arrivi davanti a loro. Nella realtà invece questo si traduce in grande forza di volontà, inventiva capacità di fare fronte alle situazioni con poco, risolvere problemi a tutti i costi, allenando la testa e soprattutto aumentando al massimo le motivazioni di fare bene.
Al contrario vedo tanti che fanno 4/5 traversate atlantiche, spesso molto di meno, e si autocelebrano "consumati navigatori". L'Io dei navigatori, da noi, sembrerebbe non avere limiti, fate conto che all'estero parecchi navigatori con alle spalle le stesse miglia si considerano dei semplici "amatori". 
Professionista vuol dire vivere di una professione e non fare altro e poi autocelebrarsi nel proprio hobby.
Giancarlo è uno dei pochi, uno o due. A tutti quelli che dicono "da noi è difficile sopravvivere solo di questo per cui faccio un altro lavoro" dico: "tutto bene, non ci sono problemi, però non sei un professionista, non ci stai credendo abbastanza non ci hai puntato tutto e quindi difficilmente raggiungerai dei risultati, soprattutto deluderai delle aziende perché nella realtà fai un altro lavoro!!!"


2) Pedote corre ad armi pari, in una classe dove il livello è alto e gli sbagli si pagano subito e sono quasi impossibili da recuperare. Noi il suo valore lo vediamo immediatamente, e lui l'esperienza se la fa autentica e duramente sudata. Questo gli varrà moltissimo in futuro. Sta acquisendo un capitale a cui nessun "rubalapallaibambini" ha la possibilità di accedere.


3) La scelta della barca è coraggiosissima, neanche io so se avrei avuto il suo coraggio.
Parlando di forme di scafi nel mondo dell'Open e di conseguenza negli altri che oramai si sono ad esso uniformati, non c'è una vera evoluzione dal progetto di Looping, il Berret 50' di Yves de Pasquier che vinse la seconda edizione del BOC. Ci sono state piccole innovazioni che hanno fatto dei passi sensibili, ad esempio: sono tutti impazziti per lo spigolo, la cantieristica lo ha usato come arma di marketing ma non c'è una barca di quelle proposte dal mercato che abbia però le caratteristiche degli Open da regata di Guillame Verdier, che lo spigolo l’ha inventato, e cioé, la forma della carena che sta sotto allo spigolo. Come sempre quella non si vede ma è lei l'artefice delle performance e non lo spigolo.
Giancarlo ora sta sviluppando questa strada, è l'unico e il primo al mondo a sapere dall'A alla Z di uno scafo così concepito. Tutti gli altri possono fare solo delle congetture.


4) L'umiltà dei suoi comunicati stampa, lui racconta quello che succede parlando di errori e comunicando emozioni. Non dà una immagine "vincente" ma una immagine vera. Aziende, siete molto importanti per lo sviluppo del nostro sport e dovete stare molto attente chi finanziate se volete avere dei ritorni adeguati. Il pubblico vuole gente autentica, siccome prende fregature dalla mattina alla sera su tutta la linea, (lavoro, politica, prodotti, costi di esercizio e delle materie prime, valori e affetti), ha imparato a distinguere e giudica molto anche in base a questo. Serve quindi gente "autentica" e non "pompata". Serve gente che sia di esempio con i valori con cui comunica e che non che si faccia strada a spallate, menzogne e vantaggi economici (superfatturazioni dei budget reali). È finito il tempo dei comunicati autocelebrativi o incentrati sull'utilizzo di prodotti "che si rendono indispensabili per raggiungere un risultato" . Inizia una epoca dove siamo colpiti da gente che ci piace "perché vale". Di questa gente dobbiamo raccontare la storia "vera", di conseguenza deve essere gente che ha una storia interessante perché affronta la vita in un modo singolare. Gente che emoziona in modo positivo. Si può emozionare senza vincere o essere famosi, allo stesso modo si può emozionare negativamente come l'assassino norvegese. Le aziende devono stare attente a scegliere, e il curriculum sportivo inizia, sempre secondo il mio modesto parere, ad essere non più centrale. O meglio tra due che riescono a far parlare di sé quello che vince non è detto che sia un cavallo migliore di uno che invece piace per il suo modo di essere. E poi sta a noi, il pubblico, scoprire che cosa usa per telefonare, mangiare, vestirsi o mezzo di trasporto, oppure che prodotti decide di "spingere". A casa nostra abbiamo esempi di questo tipo nella vela come in altri sport. Per spiegarmi meglio faccio un esempio classico, strausato nel mio mondo dall'invenzione della telefonia satellitare in poi (avessero, 'sti comunicatori, almeno la fantasia di inventarsi qualcosa di nuovo ognitanto). Si propaganda il marchio di un'azienda che fornisce telefonia satellitare, dicendo che grazie a loro (servizi/telefoni) si può comunicare con la mamma, con i colleghi e magari si possono scaricare dei bollettini meteo che rendono possibile la vittoria (magari in una regata in cui farlo non si può). 


Ora tutti sanno cosa sono i telefoni satellitari e a cosa servono. Tutti quelli che ne hanno bisogno per motivi civili, e cioè il grosso dei futuri utenti, con un semplice salto in rete scoprirà quali sono le offerte convenienti, e scoprirà anche che l'azienda italiana vende telefoni e telefonia a un prezzo molto maggiore della maggioranza degli operatori esteri. Scopriranno che, se si compra telefonia satellitare su internet da operatori stranierei i telefoni te li regalano e le unità costano molto molto di meno. Risultato la gente vede quello che c'è da vedere: e cioè che lo sportivo in questione è un venduto, e, come un tossico, accetta da chiunque qualsiasi cosa, basta che gli diano dei soldi. L'azienda viene automaticamente catalogata come "sola".

In poche parole siamo noi sportivi che abbiamo una immensa convenienza a non promuovere cose che non siano veramente valide, mettano le mani in tasca in modo sconsiderato a tutti gli italiani (e da noi ce ne sono tante perché glielo lasciano fare) che altrimenti svalorizziamo il nostro sport e lo rendiamo invendibile. L'esempio di calcio e ciclismo dovrebbe essere convincente. Ma non finisce qui: se la bonazza di turno mi invita ad una trasmissione trash, io non ci vado. Ho capito che l'audience è enorme, ma non è una immagine alta e quindi altra svalorizzazzione, questa volta personale, mia. Ho capito che è molto difficile che uno davanti ai soldi e alla notorietà si tiri indietro, ma se vede lontano capirà che farà molto bene al pianeta perché può comunicare quello che la maggior parte per interessi personali non può, valorizzerà infinitamente la sua immagine, farà di riflesso molti più soldi e poi sta a lui se rinvestirli in scemenze o in cose utili alla sua famiglia e agli altri.


Pedote tutto ciò sembrerebbe averlo capito, o meglio siccome è veramente un tipo "sano" vive e comunica valori autentici. Se un domani dovete decidere a chi dare dei soldi, dateli a qualcuno come lui, e non a chi ha avuto tra i suoi sponsor guerrafondai, telefoniche squalo, marchi radical chic che si nascondo dietro a discorsi finti sociali una normalissima (e anche legittima) propaganda, a chi ha superfatturato o lo propone, e la lista è lunga. Ai più verrà subito da dire..."ma Malingri ???... così elimini dalle tue possibilità le più ricche aziende del paese, le uniche che è probabile che ti diano dei soldi" 

"No, intanto è comunque possibile avere sostegno anche da molte altre aziende minori e meno aggressive (leggi truffaldine), e poi lei oggi si farebbe dare il dream budget di una vita da Equitalia???" 
Non mi posso includere nella risposta alla seguente domanda, e non è li che vado a parare. Ma secondo voi chi è la/il velista oceanico italiano che è entrato di più nel cuore del pubblico degli italiani. Vorrei che la domanda fosse posta in modo da considerare le emozioni umane e non solo sportive considerando quindi tutto quello che si considera nei grandi personaggi dello sport e cioè non solo l'agonismo, ma anche la sua umanità, simpatia, le emozioni che ha saputo trasmettere, se vi piace il tipo che sembra essere oppure sembra costruito, se vi sono piaciute le aziende a cui si è venduto; probabilmente dovrebbe essere un test a più domande con un punteggio che le somma per scoprire chi è. Potrebbe essere interessante per pubblico e addetti ai lavori. 
Conoscendo le cose da dentro potrei anche scoprire che il tipico " figlio di buona donna" continua a farla in barba a tutti. Mi piacerebbe davvero che qualcuno facesse un test su una rosa di candidati degli ultimi 30 anni, da quando l'Italia partecipa alle competizioni oceaniche. Scommetto che la risposta sarebbe ben diversa da molte di quelle che sono state le scelte aziendali degli ultimi anni. A proposito chi è stato il primo italiano a prendere parte a una regata oceanica? forse mio zio Doi ma non ne sono affatto sicuro. 
Per concludere, il nostro sport vale perché è pulito e guadagneremo molto di più (anche economicamente) facendolo rimanere tale, soprattutto in un paese come il nostro in cui la produzione nazionale di marchi che fanno cose “buone” in tutti i sensi è una delle più ricche del mondo.


Grazie Giancarlo, grazie della lezione. Io credo che abbiano capito tutti che sei un bravo marinaio e soprattutto una bellissima persona.


Vittorio