26 dicembre 2012, laguna di Boca del Toro (Panama)
Oggi lo posso dire… è andato tutto bene, anzi talmente bene da non trovare un aggettivo. Ma cosa? vi chiederete… La mia vita!.
Mi spiego meglio, quando uno come me che ha affrontato fino
da giovanissimo una vita alla rincorsa di un sogno difficilissimo da
realizzare, (diventare uno dei più bravi navigatori del pianeta), che ci sia
riuscito o meno lascia dietro di sé una scia di disastri, soprattutto
familiari.
Non c’è un uomo o donna di successo che non sottragga tempo
alla sua famiglia, perché se deve cogliere obbiettivi difficili si deve
concentrare su quelli e il resto spesso passa in secondo piano.
Morale: 4 figli con tre donne diverse e potete ben
immaginare tutto quello che implica: litigate, tristezza, mancanza di averli
vicino e viceversa, lunghi periodi senza vederli crescere. A parte che l’altro
giorno a Colon ho fatto amicizia con un taxista che ne aveva 8 con 5 compagne
diverse. Quindi non immaginate come mi sento normale in questo paese… e poi mi
ha detto “ho dieci anni più di te... se ti impegni puoi farcela a superarmi”.
No!. Adesso è arrivato il momento di dare indietro la pazienza
e l’amore dimostratomi da tutti loro. Quindi? Oggi, dopo che tutti abbiamo trascorso il Natale a
bordo, posso dire di essere riuscito almeno nell’inizio di questa nuova fase.
A bordo siamo io i miei figli: Manuele (23), Nico (22),
Nina (9), Mila (3), Mariateresa (madre di Nina), Valentina (madre di Mila),
Alessandra Sensini, che è mia amica e con cui non intendo fare figli, e
Bolivar un mio amico cileno (su di lui e la sua storia non basterebbe un
romanzo) campione di surf da onda e che
considero uno dei miei figli adottivi.
Mio zio Doi scrisse un libro, “Sotto e sopra” che descrive
la vita di bordo quando parti per una Clipper Race, il giro del mondo in
equipaggio in due tappe e successive navigazioni con compagna ed ex moglie.
Ancora oggi quasi tutti mi chiedono di questa cosa. Ma come è possibile?.
Beh, se ci riesco fino in fondo poi ve lo dico!.
Tornando a noi, siamo qui a Boca perché ho terminato il mio
programma di crociere scuola 2012 a Guadalupa e inizieremo il programma 2013 a
St. Domingo il 15 aprile. Dopo un anno e mezzo ventre a terra, e 20.000 miglia
percorse in corsi di scuola negli ultimi 10 mesi, abbiamo davanti a noi 4 mesi
di relax e sport acquatici.
Da Guadalupa siamo partiti io Alesandra e Nico e dopo 1.150 miglia al lasco
nel mare dei Caraibi siamo arrivatio a Colon dove abbiamo fatto entrata, permesso di navigazione, cambusa, imbarcati tutti gli altri e, dopo 25 ore di
navigazione di bolina a bordi controcorrente tra i temporali tropicali, siamo
finalmente entrati in questa bellissima laguna. Le facce della foto dovrebbero
essere abbastanza eloquenti.
Ma che ci fa qui
Alessandra Sensini?
Appena finite le olimpiadi ho scritto ad Alessandra, che ho
sempre ammirato, offrendogli la possibilità di navigare con me attraverso
l’Atlantico.
L’ho fatto per conoscerla meglio e perché siamo tutti in un
momento di cambiamento e quindi c’era bisogno di, come si suol dire, “farsi un
giro”.
Di giro, ne abbiamo fatto uno da 4.500 miglia, da Lanzarote a Boca del Toro. Credo che sia stato sufficiente a raggiungere lo scopo. Adesso siamo un gruppo ed ho una nuova amica con cui… chi lo sa?
Di sicuro non ho
staccato la spina, (come dice il grande amico Falcon nel suo pezzo sul sito di
vela.it), né io né lei... anzi aspettatevene delle belle. Diciamo che ci stiamo
guardando in giro.
Quando sono andato a Grosseto per conoscerla, Alessandra mi ha subito portato da RRD
(Roberto Ricci Design) un colosso nella produzione di surf, wind surf, kite,
sup, e tutti gli accessori che gli stanno attorno. Io ero lì per conoscere una
persona e ho scoperto un mondo che mi ha subito affascinato. A parte che è un
azienda di giovani dove si respira un aria veramente salmastra, tutti si
buttano in mare appena possono.
Ve la faccio breve: ne siamo usciti carichi di materiale,
abbiamo due SUP, 4 tavole da kite, vele a iosa… Poi ho comprato un Open Bic usato per le bimbe, (controllando
che ci si possa fare lo scemo sulle onde che frangono fino a 90kg), insomma
Huck Finn II è stracolmo di giochi… ed è una settimana che abbiamo iniziato a
giocare.
Quindi ho finalmente capito la portata di tutta la filosofia che
ci sta ancora dietro al mondo del surf da onda, ed ho finalmente ritrovato quel clima che non c’è più in nessuna
altra specialità velica agonistica, né nelle derive, né soprattutto nel circuito della cosidetta altura, assolutamente non nella Coppa America né nella Volvo, purtroppo ancora e in parte presente solo in poche delle regate del circuito delle vela oceanica: la Minitransat, la Star e la Route du Rhum.
Era il clima delle prime regate oceaniche, prima di Frank
Cammas, Desjoyeaux, ecc. c’era un mondo fatto di Poupon, Terlaine, Colas, che
avevano raccolto l’eredità di Slocum, Vito Dumas, Gerbault, e molto poi
Moitessier, Knox Jhonston e tanti
altri che erano lì per un idea, oltre che fare più miglia al giorno di un altro concorrente.
Era quello che mi piaceva e che mi ha risucchiato dentro questo mondo.
Non immaginate le chiacchierate per radio che mi facevo con
Philou (Poupon) sul fatto che noi eravamo all’inizio di un Globe romantico e
non c’era da aspettarsi niente se non arrivare… eravamo ripartiti da Les Sables, dopo rotture varie, oltre 10
giorni dopo tutti gli altri e avevamo oltre 3.000 miglia di distacco
con l’ultimo. Beh, mentre facevamo sti discorsi qua, io e il “bastardo”, ci
davamo dentro come pazzi. Lui è arrivato secondo, e io ho mandato tutto in
vacca quando ho rotto il timone a 30 miglia dal quarto in classifica, che avrei
superato nella notte, 1.700 miglia a W di Cape Horn.
Insomma tecnici ma sognatori con un anima, mica 'sti freddi
elementi che calcano le scene oggi, tutti preoccupati di apparire perfetti e
che comunicano, a parte pochissimi, come Samanta Davies, dei dati e non delle
emozioni.
E chiaro che non possono farlo, le uniche motivazioni sono:
vincere per rinnovare un budget e fare soldi... e da fuori si vede.
Pensate che in questo periodo avrei potuto essere in St-By a
NY per il tentativo di record NY- S.Francisco, con una buona paga e
possibilità di gloria eterna. Ci ho pensato un po’ su perche si tratta di una
navigazione interessante con barca e gente al top. Ma alla fine non ci ho messo
molto a capire che era un miliardo di volte meglio essere qui con la mia
famiglia e i miei amici invece di andare a prendere freddo e onde in faccia con gente che
non conosco, a parte il “fratello” Giovanni S.
Poi sono un navigatore in solitario e per me il massimo
sopportabile a bordo, correndo in oceano, è un'altra persona al massimo che inoltre
deve essere un amico fraterno e, soprattutto, essere lì perché non ne può fare
a meno. E non per soldi. Sono riuscito a correre in mare tutta la vita, con attorno il mio team o nel team di un altro sportivo,
senza mai legarmi a nessun armatore, e voglio assolutamente continuare così.
Al contrario per diporto la cosa che mi piace di più è
navigare con tanta gente. Ed eccomi qua: abbiamo appena terminato una
navigazione Corfù-Guadalupa, cambiando 4 equipaggi da 8 persone l’uno, della
gente migliore che si potrebbe desiderare a bordo, ridendo da là fino a qua, prendendo poco freddo e tanti
spruzzi in faccia, mangiando tonni e lampughe due volte al giorno tutti i
giorni. Costruendo amicizia e positività, …e forse qualcuno ha anche imparato
qualcosa.
Tornando ad oggi, mi sono svegliato presto, con la testa che
mi martellava, io e Valentina siamo tornati a bordo praticamante
stamattina, perfino dopo i 20 enne Abbiamo
ballato tutta la notte: reggae, salsa e dance hall in un posto che si chiama
“Barco Hundido” (barca affondata) che è la balera dei locals: indios, neri
giamaicani che hanno colonizzato uno di questi cayos, colombiani. L’altra, che
comunque abbiamo visitato e testato per bene appena usciti, era solo per
surfisti e turisti ed il “ritmo” era più commerciale, i corpi più distanti,
troppa luce, bariste italiane, europee… noooooo. Allora stavo a casa.
La barca si è risvegliata subito dopo: Bolivar è partito dietro a due svedesi, con la sua lancia
rapida (carena di gommone senza il pavimento e con i bordi alzati per le onde
di qui, flap aggiuntivi a poppa. Insomma un mezzo 4x4 da onda e reef con tanto di portapacchi per le tavole,
insommergibile e impossibile da rovesciare. Gli fa male una caviglia, che si
slogato tempo fa, e dice che per lui è una tortura vedere gente che surfa senza
poterlo fare.
Alessandra, Nico, Lele hanno preparato le tavole RRD
macchine da presa e foto subacquee e sono partiti con un taxi a cercare onde
sopravento all’isola.
Valentina, Mariateresa, Mila e Nina sono saltate sulla
lancia di un indio e, a dire la verità, non so dove sono..ma cercavano una
playa.
E io? Sono qui a scrivere a voi a caricare foto sul web, poi
devo:
• cercare dei pezzi di ricambio per una pompa che svuota il serbatoio
delle acque grigie
• rifare una scheda telefonica locale, che ho perso a Colon
• fare cambusa perché nei prossimi giorni andiamo a surfare
in un posto da paura dove c’è un villaggio indio, (di quelli dei tempi) e la
spiaggia con le onde migliori di qua.
Poi ho appuntamento con Juan, un amico tatuatore colombiano,
credo che per iniziare mi farò, una balena, poi un delfino, tartaruga, piovra, manta, àncora, veliero… sono un marinaio o no?.
Tempo fa durante una discussione Valentina mi chiese,
incazzata come una bestia: “Ma tu cosa hai veramente nella testa? che
cosa vuoi adesso dalla vita?”.
Non ho dovuto neanche pensarci, “Comprarmi una chitarra e
costruirmi una tavola da surf!” gli ho risposto. La chitarra l'ho comprata e adesso sono alla fase due... ma mi ero dimenticato dei tatuaggi.
Adesso vediamo cosa
succede quando torna e mi trova qui con Juan.
“…I just sit on the dock of
the bay, watching my time going away...”
Grazie Otis, è una vita che ce la stai cantando.
Ed eravamo
troppo occupati con dei dettagli di secondaria importanza per accorgercene.