venerdì 22 febbraio 2013

San Blas for ever


20 Febbraio 2013  Coco Bandero - San Blas (Panama)

Contro tutte le regole di navigazione entriamo tra i reef dell’arcipelago di  San Blas all’imbrunire. E’ notte quando gettiamo l’ancora  a pochi metri dalla playa e dal reef, a Cayo Holandes west. Conosco il posto l’ultima volta ci sono stato nel 2005 o nel 2006. 























Solo anni fa, prima dell’avvento del GPS ma soprattutto di chartplotter a costi accettabili, ciò non sarebbe stato possibile. Questo rende possibile anche molto altro, ad esempio attorno a noi ci sono altre 5 barche alla fonda, di cui 3 italiane.
Un tizio italiano con Lagoon pieno di gente si avvicina e mi fa “…mi scusi è un Grand Soleil...” 





“Ma il Grand Soleil tua sorella!!!!  Barca di mmerd..”, penso mentre continuo a preparare il gommone, visto che finalmente sono quasi riuscito a muovere tutta la famiglia assieme, per scendere in spiaggia e fare una nuotata al reef, e non voglio fallire proprio negli ultimi istanti. 
Impresa titanica la coordinazione di tutto ciò.


























Ci ho messo un po’ ad abituarmi a tutta sta folla, ma e solo per questi mesi, da marzo in poi la situazione è più tranquilla perché scatta il tempo limite per attraversare il pacifico. Qui rimangono una decina di barche di irriducibili, ad affrontare la stagione dei fulmini più pesa del mondo. C’e chi ha fuso tutto l’impianto di bordo già un paio di volte, ma è un posto talmente bello che capisco benissimo chi rimane ad oltranza. C’e chi è qui da oltre 15 anni, sempre ancorato nello stesso posto a parte un viaggetto a Colon per fare carena una volta all’anno.


















Il tempo passa, anche per Julio, che era già li nel 1979,  mentre compivamo il mio primo giro del mondo in famiglia.  Arrivammo proprio qui in questo ancoraggio. Allora eravamo due barche in tutto l’arcipelago. Appena arrivati un paio di Kuna, (Guna come vogliono farsi chiamare adesso), aveva appena catturato un enorme tartaruga e ci invito a assaggiarne le uova crude. Poche cose al mondo fanno più schifo, ma qui si vive di quello che c’é, allora come oggi.


















Ma torniamo a Julio, 76 anni, da 50 vive su questo piccolo cayo del gruppo di Holandes curando i cocchi, che per la copra sono la fonte di economia principale di queste isole. Ha avuto 5 mogli, le male lingue dicono che ne ha ammazzate un paio, ma non siamo di questo avviso anzi assieme a chi lo conosce bene, pensiamo che sia il Kuna più in gamba di tutto l’arcipelago, soprattutto una persona molto dolce e aperta. Ultimamente diceva al mio amico Eduardo del “Pura Vida”, passeggiando nel viottolo, perfettamente pulito della sua isola,  "Tempo fa ero rimasto solo, allora ho chiesto al congreso (l’organo di governo di ogni tribù), di mandarmene una nuova. Mi hanno mandato questa qui. Non è molto sveglia..…pero nel amaca è una piragna!" e ride.

Quindi vuol dire che Julio, 76 anni passati, e signora… qua ancora… nell’amaca…va beh lasciamo perdere. Certo che se vivono in un posto come questo non è che si stressano più di tanto. 
























Oramai da quel giorno è passato un mese abbondante, ho fatto il mio giro, salutato gli amici, conosciuti di nuovi, controllato il territorio per vedere quanto e come è cambiato. Molto e non sempre in meglio. Ma come dice Victor, il primo saila, (sindaco) di Nargana, "El progreso Vittorio el progeso!!"


Narganà è la più moderna da sempre. Ci sono più case di cemento della media e tutti parlano spagnolo, anche tra loro, perché ha un passato coloniale. Poi in una notte, nel 1929 hanno ammazzati tutti e 400 i bianchi, uomini donne e bambini, quando hanno deciso che, forse, la nostra civiltà non era poi tutta sta gran cosa. Adesso pero passeggi tra capanne con pannelli solari e tv, con schermi ultrapiatti che trasmettono le stesse porcherie nostre. Fa un certo effetto vedere una nonna Kuna in vestito tradizionale guardare N.C.I.S in uno schermo grande il doppio di quello che c’e nella mia casa di terra.
Era inevitabile e non è neanche sbagliato, visto che comunque i Kuna governano da 100 anni, e senza interferenze, il Kuna Yala la loro grandissima riserva. Hanno parlamentari a Panama e perfino un rappresentante all’ONU, e fino ad oggi hanno sempre deciso tutto loro. Delle 5 tribu degli indiani americani sono i più “sgamati” e ricchi, senza aver avuto bisogno di fare dei casinò, come gli indiani del nord america, o degradandosi a vivere come noi. La faccio breve perché su 'sti argomenti si potrebbe parlare una vita, diciamo che hanno fatto un passo avanti verso un iniziale felicità e una finale tristezza.


















E sempre così arriva una barca vela, poi dopo un po’ due, tre ecc e poi la strada o la pista dell’aereo porto, poi tutto il resto. Il primo  contributo  a tutto ciò viene da tutte quelle teste di cazzo che girano il mondo in barca  facendo niente o quasi, e che dicono di essere felici fuori dalla nostro sistema, mentre “vendono” la terra degli altri senza pensarci un minuto. Scrivono guide e danno indicazioni, coordinate geografiche e pure cartine per non schiantarsi nei reef.  Sarebbe meglio tenere la cosa per se e lasciare anche la gioia a chi gira, e ha un approccio diverso, di scoprirle da soli queste cose. Anche in Italia ne abbiamo avuto una bella rappresentanza e anche a casa mia prima di capirlo ci abbiamo messo un po’. Insomma articoli di qua, articoli di la, ed ecco qui che se non parli italiano non fai un passo.
I più vengono a lavorare con le barche durante i mesi invernali e poi tirano in secco a cartaghena, Colombia, o in marina a Colon o a Panamarina, dal “francese”. Sulla costa tra Portobello e Isla Grande
Dicevamo che c’e invece un gruppo di irriducibili “stranieri di San Blas” che vive di poco o niente e di un rapporto in grande armonia con i Kuna. Due o tre barche  Italiane, un paio di francesi, un americana , spagnoli,…. Li capisco sempre di più. Impianto elettrico fuso al 50% di probabilità a parte.

















Vorrei farlo anche io e prima o poi ci arrivo, pero: barca senza motore, o con avviamento a mano , luci a petrolio, cucina a petrolio e niente gadgets. Mica ho voglia di passare l’altra meta dell’anno a litigare con un assicurazione (calamità naturale), e a riparare il tutto
Anche i miei ragazzi hanno subito il fascino di questi posti e anche a causa della totale mancanza di lavoro per giovani in Italia e fantasticano di lavorare qui.

 Se volete scoprirle imbarcatevi con Eduardo e Adriana, due belle persone super a posto e iperprofessional, una barca molto accogliente, la conoscenza perfetta della gente e dei posti e un entusiasmo sempre vivo per quello che fanno. Sono qui da 7 anni. Fulmini inclusi. 
Tornando a noi sono qui che scrivo, tutto il giorno al computer  e in questo preciso momento sono a Coco Bandero.
Quindi???? . Vi mollo ed esco subito. O vado a pescare sul reef o mi faccio un paio di bordi in kite, che finalmente sono riuscito  ad imparare, sempre in classifica molto dopo i miei figli, e adesso sono perfino capace di tornare da dove parto e fare anche qualche “zompo”. 
Ecco il Lele in action a Cayo Holandes est.


 Chi l’avrebbe mai detto a quasi 52 anni sono diventato un “fottuto kiter” e ho intenzione di darci dentro fino a quando non ce ne andremo da qui. Sarà verso fine marzo, per essere a St, Domingo pronti per la prima nostra traversata scuola l’11 aprile prossimo.
Sono 500 miglia abbondanti a bordi secchi contro 30 nodi di vento e 2 di corrente con delle belle onde spacca barche.
Sarà forse  per questo che qualcuno si ferma qui a costo di prendersi un paio di fulmini a stagione?. Oltre a farsi venire le voglia della “lunga bolina”  però, vedo oramai in giro poche barche capaci di voltare la prua al mare e al vento e farcela senza rompersi.
Visitatore futuro tieni bene a mente che una volta qui, o passi il canale e porti a casa la barca facendo tutto il giro del mondo, passando sotto l’Africa di bolina perché ad Aden ci sono i pirati), o vendi la barca, o rimani qui per sempre, o fai prima e vieni a farti un giro con me, che poi alla bolinata ci penso io... anzi ci pensa Huck Finn II.

Alla prossima,
Vittorio