Da qualche parte a Panama

30 dicembre 2012

Siamo stati 3 giorni nella riserva degli indio Nobe.

Quando vado in posti del genere non mi piace dare troppi indicazioni. 

Eravamo l'unica barca ed è bene che rimanga così. Ma se uno proprio vuole non è così difficile da trovare.

Al nostro arrivo un nugolo di "cayuccos" ci ha avvicinato. Uno di questi aveva una decina di aragoste da vendere. Gli ho domandato il prezzo.

Siccome la risposta tardava ad arrivare ho azzardato un "Cosa ne pensi di 10 dollari?". Non bisogna pensare che 'sta gente viva fuori dal mondo, da qualche parte hanno una televisione e a scuola ci vanno anche loro. Quindi aspettavo un rilancio tra i 20 e i 50 dollari. San Blas è già a questi livelli, ma a giudicare dalle barche italiane presenti in zona (poi ci sono tutti gli altri) credo che oramai la vera pacchia sia finita. 

Beh, l'indio era sempre lì che ci pensava su. Ad un certo punto mi guarda e dice "No 10, no". Eccoci!. Fate conto che io tratto come un levantino ma mai con gente così, anzi quando arrivo in posti simili porto lavoro e compro tutto quello che mi è necessario e da più persone possibili. 

Il mio non era un mercanteggiamento, stavo solo sondando.

Finalmente l'indio alza la faccia dalle aragoste. Mi guarda e mi fa "No 10 dollari no!, dammene 7".

Ok sono anche qui tra gente è onesta, ed è molto di più di quanto sia importante se il posto è bello o brutto.

Ed è un paradiso!!!!.





Per raggiungere la spiaggia sopravento c'è un sentiero attraverso la giungla.

E' un'esplosione di verde e vegetazione di ogni tipo. Lungo il tragitto ci si ferma a parlare con tutti. Per chi non è mai stato in un posto così, tutto è nuovo.



Le case sono semplici capanne sempre tutte rialzate dal terreno.

Finalmente si arriva in spiaggia, passando attraverso un ultimo villaggio di una semplicità e bellezza disarmanti. La sorpresa qui continua ad essere la gente, che è curiosa e disponibile, pronta a ridere e a comunicare, sia grandi che piccoli.

Lui è il "più toro", e in mancanza di una tavola surfa quello che può.Teniamolo d'occhio nei prossimi anni, perché con delle onde così a disposizione...

E qui veniamo al punto perché, come avrete capito a parte Bolivar e un po' Alessandra, siamo surfer alle prime armi e non certo pronti per queste onde. Ma la voglia è tanta e l'incoscienza anche e a turno ci buttiamo in acqua.

 Bolivar è l'unico che riesce ad alzarsi, ma gli fa ancora male la caviglia.

Tocca a me, e devo dire che era da parecchi anni che non mi accadeva di pensare di non farcela a portare a casa la "buccia".  Non tanto con la tavola ma quando, poi, sono uscito a nuoto a fare delle foto.

E sono tornato in spiaggia distrutto e con le "pive nel sacco" ma vivo.

Alla fine quello che conta e che ci siamo "spaccati" dalla fatica e abbiamo imparato tante cose: a uscire, il pericolo, il duck dive, e altre manovre utili. Certo surfare in modo decente sarà lunga, questione di anni. Ho tempo!

Un'altra giornata che valeva la pena di vivere, la soddisfazione è dipinta sulle facce di tutti.