venerdì 31 ottobre 2014

Time of Wonder #4 Quando tutto ebbe inizio


Ore 4:41pm
In navigazione pos. 31°31'N - 64°29'W   50 miglia a Sud di Bermuda


Ahoy!!!
siamo sempre qua, di bolazza con 16-20 nodi di vento e corrente contro. È un’altra bella giornata, la vita di bordo si è stabilizzata. Siamo a metà del viaggio verso La Romana nella Repubblica Dominicana, e sembrerebbe la metà in discesa.
Stamattina stavo seduto sul castello di poppa, particolarità del Pinky Schooner, a guardare la mia barca che naviga e come se la cava contro le onde. Falchetta in acqua, una mano alla randa di maestra e una a quella di trinchetto. Mi è venuto in mente com’è iniziata tutta questa storia. Credo che saperlo potrà dare, a chi non ha seguito dall'inizio, uno scenario della situazione e di quello che stiamo facendo.


Vittorio Malingri - Ocean Experience


































Era qualche tempo che stavo cercando un’altra barca da aggiungere alla scuola vela.
Come scusa è già abbastanza, i soldi pochissimi, e ho iniziato a far lavorare il cervello e guardarmi attorno. ’Sto giro mi volevo togliere uno sfizio che ho fin da bambino: navigare su una goletta da pesca americana d’epoca.

Ho trovato una barca che lo è, un progetto di Ted Brewer, costruita nel 1950 in lamellare ed epossidica, resinata dentro, fuori e sul ponte, con alberi e bompresso in alluminio, bomi e picchi di legno. Manutenzione da barca di vetroresina, caratteristiche e charme da peschereccio di merluzzi di oltre 100 anni fa. Era in vendita al doppio dei soldi che avevo. Prezzo comunque buono, di un 35% minore della valutazione fatta da tre periti diversi. Il proprietario ne aveva appena spesi sopra quasi il doppio di quelli che chiedeva: vele nuove mai usate, alberi e bompresso nuovi in alluminio, strumenti a tutto spiano, cambiati legni marci e resinato il tutto... e io glie ne ho offerti la metà del prezzo di vendita. Lui rilancia per 3/4 e io rimango fermo a 50%.
Il broker mi risponde che il proprietario piuttosto di darla a me per quei soldi la regala a un charity found, perché ha appena comperato un’altra barca ed è entrato in una fascia di tassazione più alta. Dandola alla charity ci guadagna detrazioni di tasse alla fine del prossimo anno per una cifra di 6.000 dollari superiore alla mia offerta, e ci guadagna in...“high social appraisal”.
Io gli rispondo che mi sembra un’ottima idea e che lo faccia. Mi risponde che, tutto sommato, sono meglio i miei subito che detrazioni a venire. Inizia a far fare conti al suo commercialista e mi dice che ne vorrebbe 12.000 in più  di quelli che offro, per arrivare ad un costo pari al risparmio in tasse più la percentuale del broker che vende.


Vittorio Malingri - Ocean Experience

























Io rimango fermo sul mio 50% del prezzo di vendita e gli dico: “Perché non la regali al charity found e io la compro da loro? Così tu ti scali dalle tasse l’anno prossimo una cifra superiore alla mia offerta e i miei soldi invece che a te vanno a dei bambini". S’incazza, ma lo fa.
Le mie spie in loco dicevano che è una barca molto ben tenuta e che tutti i lavori elencati corrispondevano alla verità. Sono andato a vedere. Era tutto in ordine e ho concluso. Morale, l'ho pagata non solo quello che volevo io, ma in tre anni, perché il charity deve tenerla almeno per tre anni e me la affitta. Poi me la gira nel 2016.

Il Block Island Found è una società no profit che dà la possibilità a ragazzi e bambini delle comunità di indiani, pescatori e persone indigenti del Maine di imparare a lavorare su barche, costruirle, progettarle, navigarci e fare lavori collaterali alla nautica e alla pesca.

Quando stavo trattando pensavo: "Posso finalmente fare dei bordi piatti con il mio peschereccio di 100 anni fa, e vestirmi come un pirata".
Ho cercato amici dotati di piccozza rompighiaccio, loden con riscaldamento elettrico incorporato, moon boot e racchette da neve per portarla dal Maine a Guadalupa in Novembre. Un viaggio tutto in discesa... dal Polo Nord. Il Pinky Schooner è noto per la sua marinità e capacità di affrontare tempeste... ha una bella stufa a legna pellet e carbone. Fine delle comodità.
Questo era quello che pensavo, ma con mia grande sorpresa, come avete letto nelle puntate precedenti, la barca è bellissima, comoda, marina e perfino relativamente veloce in tutte le andature.


Vittorio Malingri - Ocean Experience


Questo viaggio porta me e il mio equipaggio Andrea  e Roberto, da Harpswell, Maine all’arcipelago di San Blas, Panama, “casa mia”. Ho qui la mia base invernale, in un insieme di isolotti corallini, che si chiama Coco Bandero. A Coco Bandero non c'è niente e nessuno a parte una famiglia Indios Kuna che vive lì per la stagione. A Coco Bandero c'è tutto e una piccola parte dell'anno cerco di passarla lì, dove è possibile venirci a trovare charterizzando la barca. Tra l'altro arrivano anche Nico e un’amica che ho appena aiutato a comperare un bellissimo Aldeen Caravelle in California.

A parte un rientro, da Febbraio ad Aprile nella nuova base di Preveza nella Grecia Ionica, poi  riprendo il mare con Time of Wonder. Questa volta prua a Est per tornare in Grecia.
A Preveza torno in servizio in cantiere, con il mio grande amico Andrea che, mentre noi facciamo gli "asini" per gli oceani, è lì a smazzarsi rigging, motoristica, resinature, verniciature, ponti in teak eccetera eccetera, per ormai numerosi clienti allo Ionion Marine, il cantiere dove abbiamo un’area dedicata alla nostra attività di assistenza e sosta. Anche qui un altro mondo, fatto di sano lavoro in un ambiente semplice e vero e a contatto con mare, barche e marinai.
Questa è la vita che ho scelto dopo quasi 50 anni di navigazione, che mi permette di continuare a navigare, con famiglia e allievi, passare tempo con gli amici di sempre, conoscere a fondo due culture diverse tra loro: quella indios e quella greca.
Queste puntate raccontano il viaggio di andata, la sosta a San Blas e il viaggio di ritorno a bordo di Time of Wonder. Sempre che nel frattempo non succeda qualcos'altro. Nel caso non mancherò di raccontarvelo.

Ah, non sono Matusalemme, il fatto è che navigo praticamente da sempre.

Saluti a tutti,
Vittorio

giovedì 30 ottobre 2014

Time of Wonder #3 Buonanotte terrestri


Ore 2:51am  
log 1168nm   Navigando a 60 miglia a E-NE di Bermuda


Tra la scomparsa dell'armo aurico e la comparsa delle rande steccate "square head" l'umanità ha avuto un periodo buio. Questo è coinciso con l'avvento del motore a scoppio, subito adottato da imbarcazioni commerciali e yacht. L'uomo, prima avvezzo a compiere manovre a suon di forza e maestria, si è ridotto a una larva. Ha sviluppato il muscolo del pollice e dell'indice nel tipico movimento rotatorio di girare una chiave o spingere un pulsante di accensione, di un rollaranda o di un winch elettrico. La randa con il picco è diventato un accessorio ingombrante e faticoso soppiantata da un surrogato: una vela chiamata marconi o bermudiana, tanto per rimanere nel tema dei paraggi in cui navigo e dei pantaloni corsi che indosso.


Vittorio Malingri - Ocean Experience




























La notte scorsa sono calati il vento e il mare. Ora ci apprestiamo ad attraversare il centro di un’alta pressione. C'è poco vento e, per la prima volta dalla partenza, nel mio turno di notte ho issato tutta la randa. La mia tranquilla goletta da pescatore di merluzzo è diventata un mostro di potenza e velocità. L'ultima volta che ho provato questa sensazione ero sul trimarano ORMA 60' prima che, come dice l'amico Hubert Desjoayeaux, imparassi a "navigare sul ponte", cioè con lo scafo sotto il sedere invece che sott'acqua.
Siamo al gran lasco, basta un’orzatina ed è come schiacciare l'acceleratore di una supercar. Come la prima volta in cui ho provato uno snowboard e non ho mai più rimesso gli sci, qui non ne voglio più sapere niente di randa, sia moderna o antica, che non sia "quadrata". Io indietro con ci torno.
Il "power" viene fuori da lì, con due mani prima di prendere velocità all'orza ci voleva del tempo. Sì certo manovrare una vela che ha due drizze, un picco da infilare al volo nelle rollate tra lazy jack e mantiglio non è la più facile delle cose. Come non lo era manovrare una barca in porto prima del bow thruster, come era per la cassiera del supermercato fare il conto del resto, prima che bastasse scrivere "50 euro" e la casa suggerisse i 10 euro di resto. L'uomo, e anche la cassiera, si sono ridotti alla parvenza di quello che erano, e la cosa sta degenerando di giorno in giorno.


Vittorio Malingri - Ocean Experience

























Pensando alla posizione in cui avrei inserito questa barca nel contesto della scuola vela mia e di Nico - Ocean Experience - la vedevo imbarcare allievi alle prime armi o quasi. Non avevo capito niente. Qui ci  vuole gente "coi maroni". Ci si fa un c. come un secchio: è tutto a mano, sì, ok i paranchi, ma bisogna muoversi dal pozzetto, identificare la manovra giusta tra le 42 presenti (non è un numero a caso e sono tutte cime bianche), tirare come delle bestie, addugliare cime chilometriche, dopo essersi assicurati ad una apposita drizza arrampicarsi in fondo al boma - che e alto e spunta da poppa - e mettere o togliere matafioni e stroppo di sicurezza sulle mani o sul bompresso a slegare e rilegare lo yankee. E non siamo davanti a St. Tropez, Antibes, Porto Cervo, Imperia, siamo in mezzo all'Oceano Atlantico.
Se la vela di tutti i giorni ti sembra una cosa oramai acquisita, se vuoi provare nuove emozioni e metterti alla prova... vieni a navigare con me. "Lo Zio Ugo ti vuole!". Potresti scoprire che in fondo gli sci sono una gran figata e che bastano e avanzano.

La navigazione prosegue bene. Durante il giorno lavoro sempre. Ho messo sicure di dyneema attorno ai bozzelli delle sartie per tenere botta ed evitare disastri nel caso di altre rotture, rimesso a posto l'impianto elettrico del pannello motore, sturato pompe di sentina e continuato la personalizzazione della barca per trasformarla da "giro davanti allo yacht club" a "4x4 degli oceani”. Più faccio e più mi vengono in mente modifiche, specialmente alle manovre correnti. Voglio mantenere materiali e tecniche dell'epoca ma sveltire le manovre, specialmente in vista di navigarci da solo. Roberto e Andrea fanno la loro parte, iniziano a capire la barca.
Roberto stanotte mi diceva che navigare su Time of Wonder è un’emozione superiore a quella di una barca moderna anche impegnata in una traversata Guadalupa-Azzorre, come quella in cui ha partecipato da allievo su Huck Finn II l'anno scorso. Andrea invece mi diceva che oggi per la prima volta ha realizzato di essere in mezzo all'oceano. Prima con il vento forte avevamo troppo da fare.


Vittorio Malingri - Ocean Experience




















Siamo felici della giornata di sole, abbiamo calato le lenze e preso sargassi tutto il giorno. Ce ne sono a perdita d'occhio. Sono state anche oltre 24 ore di “smotorata” prima che, qualche ora fa, tornasse il vento.
È il mio turno di notte, 00:00-04:00, barra bloccata come sempre, mare calmo e poco vento, il bagliore di Bermuda all'orizzonte a dritta. Mi sa che adesso devo smettere di scrivere, perché sento che la barca ha rallentato, e già da un po’ di tempo. Era previsto un altro calo fino a domani pomeriggio.

Buonanotte terrestri, io mi infilo una cintura di sicurezza, esco in coperta e mi arrampico in fondo al boma a togliere matafioni e stroppo dalla prima mano. Poi mollerò la scotta, troverò un nuovo "balance",  bloccando la barra un po’ più sottovento per tenere la rotta con la randa in bando. Poi inizierò la spola tra le sartie di dritta e quelle di sinistra per tirare ammantiglio e lazy jack, mollare la sicura del punto di mura, mollare la borosa e alare, drizza, drizza del picco, rimollare ammantiglio e lazy jack, ritirare la scotta... e rimettere tutto a posto.

Ah! dimenticavo, siamo di bolina stretta e non è vero che le golette non stringono il vento... almeno non quelle dei pescatori di merluzzi.

"Sennò quando lo vendi il pesce?"
"Pesce? che pesce?. Ohè, chi ha parlato?.... sei stato tu Quiqueg?"

Vittorio

martedì 28 ottobre 2014

Time of Wonder #2 Volevamo l'avventura?...e l'abbiamo avuta!


Ieri pomeriggio verso le 5pm andavamo a tutta forza al lasco.
Randa due mani, randa di trinchetto piena, trinchetta. Ad un certo momento, a ciel sereno, è aumentato il vento da 19-20 a 25-28 abbondanti ma forse più. 

Mentre ero lì che pensavo il da farsi... BANG! è saltata la sartia sopravento di poppa dell'albero di trinchetto. Non essendo caduto l'albero, cosa che sarebbe successa su qualsiasi altra barca, abbiamo orzato ammainato le rande e strambato. L'albero non è caduto perché è incastrato tra la coperta e lo scafo in modo solido e le sartie sono solo un supporto per non farlo flettere troppo. Inoltre c'è l'altra sartia in linea che lo tiene lateralmente e il marocchino che lo tiene verso dietro sull'altro albero che ha sua volta ha una sartia alta acquartierata verso poppa, come quella che si è rotta sul trinchetto. Il pezzo che ha ceduto è un cerchietto di inox, che dalla sartia sta attorno al pezzo di noce con tre fori che tiene la cima che fa da aridatoio.


Vittorio Malingri - Ocean Experience




















Con Andrea al timone, io e Roberto abbiamo messo un grillo grosso che ne tiene altri due e usati tutti e tre per ripassare la cima. Tesato il tutto e via così. A scriverlo è attimo, a farlo un po' meno. E lo spavento è stato grosso.
Ma non finisce qui. Nel frattempo il vento è aumentato a quasi 40 nodi, la barca va bene, ma senza randa rolla di brutto e in modo brusco. Credo che togliendo gli alberi di legno in favore di quelli di alluminio andrebbe tolto un po' di peso dalla chiglia. Faremo... motopicco e via, essendo la zavorra interna di cemento.

Insomma tutta la notte in fuga, in rotta. Frangenti a tutto spiano. Belle onde a tratti 4-5 m. Poi stamattina... BANG!!. Un'altra volta. Adesso la sartia in linea dell'albero maestro. Si vede che ha preso una strinata ieri ed era attaccata per miracolo.
'Sto giro però fine dei grilli. Ci sono un po' di metri di dyneema scalzato da 8 mm. Faccio un loop, lo passo quadruplo attorno al solito pezzo di noce e sostituisco l'acciaio rotto. Non è una riparazione di fortuna, è come le modificherò tutte. Anche perché se due si sono rotte anche le altre 6 avranno i giorni contati. Nella parte bassa i pezzi di noce forato sono attaccati con un tondino doppio che non ha saldature vicino all'occhiello, dove si sono rotti gli altri. Secondo me i pescatori di merluzzo (a'mfamoni fracichi!) le facevano come le faccio io oppure, come ho visto al museo di Mystic, in ferro e non le saldavano vicino alla piega e all'occhiello.
Anche questa è fatta. Adesso è sera, c'è stato il sole tutto il giorno, abbiamo issato la randa di trinchetto e smesso di rollare. Ho appena dato una mano anche a quella e stiamo facendo 7-8 nodi al traverso lasco.

Vittorio Malingri - Ocean Experience
























Siamo stanchi. In tutto questo sono saltati i turni per via dei lavori e poi perché timonare con quelle onde, con la bussola che si vede poco e la barra che si muove solo nella rollata sopravento, non è proprio uno scherzo da ragazzi. Andrea timona meglio, Roberto ha un po' più di difficoltà. E vorrei vedere... trovarsi lì da solo al buio con mare forza 8, frangenti, zero luna e stelle, alla barra di un peschereccio di 150 anni fa!.
Allora è vero che li arruolavano nelle taverne ubriachi. Poi la mattina li trovavi a pescare merluzzi... e la sera a timonare al freddo di una notte senza luna. Perché tu non sai come si fa, ma la barca sì.
E comunque noi abbiamo mangiato spezzatino con patate fatto da noi, come a casa. Domani calerà il vento.

Alla fine, cercando pezzi utili da riparare, abbiamo scoperto due gavoni nuovi. Uno nascosto che ha trovato Robi due giorni fa dove c'era una bottiglia di rhum, e in quello che ho trovato io: un bansigo, controranda e fisherman.
Alla via così, con le vele leggere non abbiamo paura di niente! anzi forse ci diamo alla guerra di corsa.... passa la boccia dai!

Vittorio

domenica 26 ottobre 2014

Time of Wonder #1 San Blas arrivo!


Ciao a Tutti,

sono a 41°23'N 68°58'W tra i Nantuket e i George Bank.


Sono contento perché Time of Wonder è di gran lunga oltre ogni apettativa.
Siamo partiti con tempo grigio, 20 nodi al lasco. Belli schisci, randa di trinchetto terzarolata, trinca e yankee. Poi, una volta fuori dal labirinto di isole, isolotti, secche e scogli del Maine abbiamo issato la randa con due mani. In poche parole, tre strambate e una bella cavalcata al lasco abbiamo fatto 170 miglia in 24 ore. Stanotte facevamo punte di 9 nodi sull'onda con vento al traverso lasco.


Vittorio Malingri - Ocean Experience
























La barca si manovra bene, il timone ha sotto la barra un pettine di bronzo rivolto all'insu e la barra ha sotto un rilevo che si incastra in qualsiasi dente del pettine. Ce n'è uno per grado. Siccome quando l'onda spinge la poppa di lato non è possibile tenere il timone con le mani, si timona sempre con la barra incastrata in uno dei denti. Per puggiare, quando la barca rolla sopravento, si dà un colpo con la gamba alzando la barra e tirando con le mani per incastrarlo uno o più denti sopravento. Per orzare il contario. Sembra un casino ma, visto che la barca va molto dritta, lo si fa ogni tanto. Certo bisogna prenderci la mano. Per le manovre: la barca va abbastanza dritta da lasciare il tempo di fare delle incursioni sul ponte a tirare o mollare qualcosa. Per strambare è uno scherzo: si mette il timone alla puggia e, senza nenache mollarla dalla bitta, si cazza la randa fino a che stramba. La trinca bomata e randa di trinchetto strambano da sole senza dare colpi né aver bisogno di gente alle scotte. Poi alla fine una volta trovata la rotta si toglie lo yankee da collo e si cazza sottovento. Tutto ciò al gran lasco. In tutte le altre andature si regolano bene le vele e si lascia il timone bloccato per ore.


Vittorio Malingri - Ocean Experience
























La barca si muove dolcemente e sbanda pochissimo, c'è stato dalla partenza un mare molto incrociato e a tratti belle onde. A bordo solo qualche spruzzo finora, anche sulla prua. Solidissima e funziona tutto, anche perché mi sono fatto un culo così per 16 ore al giorno per 10 gg, dal rigging all'impianto elettrico.
Come tutte le mie barche era in mano a gente che non navigava veramente e quindi c'è tutto ma era montato alla cazzo.
Ho montato randa e randa di trinchetto, nuove di trinca e mai uscite dal sacco, (dacron nocciola chiaro da fighetto) ne ho altre due nuove perfette nel gavone, trinca e yankee quasi nuovi. Ho smontato, scambiato e rimontato nel modo giusto tutti i sistemi di paranchi delle drizze, che sono 11, più 3 ammantigli, scotta del picco di trinchetto, della controranda (che non ho) del fisherman (che non ho). Tesato tutto il sartiame che è in inox ma invece degli arridatoi ci sono dei paranchi con cima  e bozzelli di legno forato. Non so come si chiamano. Guarderò sulla bibbia "The American Fishing Schooner" del grande Howard L. Chapelle. Oggi mi faccio tirare su e aggiungo delle volanti sull'albero maestro, sotto l'alberetto perché ci vogliono, anche se i locali dicono di no.
Non andiamo mica a pesca di merluzzi noi. Ho bisogno una barca che funzioni per viaggi lunghi, che si porti facilmente e a cui si possa tirare un po' il collo, in questo momento facciamo 8,3 nodi fissi di bolina larga 60° al vento.


Vittorio Malingri - Ocean Experience


























Dentro ho messo: inverter1000w per trapano, seghetto, carteggiatrice, frullatore saldatore, e per ricaricare qualsiasi cosa. Ho montato un frigo, rifatto impianto idrico, messo una piccola autoclave (il boiler c'era già), fatto legna nel bosco come a casa mia... - scusate, intervento sul ponte: ammainato yankee (prima volta sul bompresso con mare formato) neanche bagnato le scarpe. Tesata drizza picco trinchetto, alzata randa in modo che il boma si trovi a un metro sopra la trozza, il boma è lungo 9 m, altrimenti va acqua - ...cambiate guarnizioni del cesso, sostituita una pompa di sentina elettrica e un sacco di altre puttanate di cui non ricordo più. Ci ho dato dentro, volevo partire. Ho un appuntamento al caldo.
Morale, l'altro giorno abbiamo fatto un trasferimento di prova da Orr Cove al Royal River, a  Yarmmouth. Siamo entrati sotto la pioggia, a bassissima marea. Ci siamo arenati solo 3 volte. Siamo stati lì a fare passare i due fronti della depressione e a fare gli ultimi lavori. E come è girato il vento da Nord... via verso nuove avventure. Nel vero senso della parola.


Vittorio Malingri - Ocean Experience






















Non mi sono mai veramente annoiato ad andare a vela, ma la vita su Huck Finn II stava diventando una routine da 20.000 miglia all'anno. Sono contento di aver scelto una barca così diversa dal solito e avere davanti a me ancora tante cose da imparare. Però mi aspettavo un mezzo lento e goffo. E invece no... i pescatori di merluzzo del Maine sapevano il fatto loro, 'sti fraciconi!!!
Che bella navigazione ieri sotto cielo plumbeo tra le isole del Maine, viste foche, delfini, balene. Stanotte cavalcata al lasco e poi traverso lasco. Al timone, scoprendo come farla andare dritta, regolando vele, tirando mantigli, inventando un sistema per usare le drizze della controranda come volanti, strambando da solo.
Poi che bella dormita mi sono fatto dalle 04:30 alle 11: 40 con Roberto e Andrea che si alternavano alle guardie e al timone.

Finalmente sono iniziate le mie vacanze. San Blas resta lì un attimo... arrivo!

Vittorio