giovedì 30 ottobre 2014

Time of Wonder #3 Buonanotte terrestri


Ore 2:51am  
log 1168nm   Navigando a 60 miglia a E-NE di Bermuda


Tra la scomparsa dell'armo aurico e la comparsa delle rande steccate "square head" l'umanità ha avuto un periodo buio. Questo è coinciso con l'avvento del motore a scoppio, subito adottato da imbarcazioni commerciali e yacht. L'uomo, prima avvezzo a compiere manovre a suon di forza e maestria, si è ridotto a una larva. Ha sviluppato il muscolo del pollice e dell'indice nel tipico movimento rotatorio di girare una chiave o spingere un pulsante di accensione, di un rollaranda o di un winch elettrico. La randa con il picco è diventato un accessorio ingombrante e faticoso soppiantata da un surrogato: una vela chiamata marconi o bermudiana, tanto per rimanere nel tema dei paraggi in cui navigo e dei pantaloni corsi che indosso.


Vittorio Malingri - Ocean Experience




























La notte scorsa sono calati il vento e il mare. Ora ci apprestiamo ad attraversare il centro di un’alta pressione. C'è poco vento e, per la prima volta dalla partenza, nel mio turno di notte ho issato tutta la randa. La mia tranquilla goletta da pescatore di merluzzo è diventata un mostro di potenza e velocità. L'ultima volta che ho provato questa sensazione ero sul trimarano ORMA 60' prima che, come dice l'amico Hubert Desjoayeaux, imparassi a "navigare sul ponte", cioè con lo scafo sotto il sedere invece che sott'acqua.
Siamo al gran lasco, basta un’orzatina ed è come schiacciare l'acceleratore di una supercar. Come la prima volta in cui ho provato uno snowboard e non ho mai più rimesso gli sci, qui non ne voglio più sapere niente di randa, sia moderna o antica, che non sia "quadrata". Io indietro con ci torno.
Il "power" viene fuori da lì, con due mani prima di prendere velocità all'orza ci voleva del tempo. Sì certo manovrare una vela che ha due drizze, un picco da infilare al volo nelle rollate tra lazy jack e mantiglio non è la più facile delle cose. Come non lo era manovrare una barca in porto prima del bow thruster, come era per la cassiera del supermercato fare il conto del resto, prima che bastasse scrivere "50 euro" e la casa suggerisse i 10 euro di resto. L'uomo, e anche la cassiera, si sono ridotti alla parvenza di quello che erano, e la cosa sta degenerando di giorno in giorno.


Vittorio Malingri - Ocean Experience

























Pensando alla posizione in cui avrei inserito questa barca nel contesto della scuola vela mia e di Nico - Ocean Experience - la vedevo imbarcare allievi alle prime armi o quasi. Non avevo capito niente. Qui ci  vuole gente "coi maroni". Ci si fa un c. come un secchio: è tutto a mano, sì, ok i paranchi, ma bisogna muoversi dal pozzetto, identificare la manovra giusta tra le 42 presenti (non è un numero a caso e sono tutte cime bianche), tirare come delle bestie, addugliare cime chilometriche, dopo essersi assicurati ad una apposita drizza arrampicarsi in fondo al boma - che e alto e spunta da poppa - e mettere o togliere matafioni e stroppo di sicurezza sulle mani o sul bompresso a slegare e rilegare lo yankee. E non siamo davanti a St. Tropez, Antibes, Porto Cervo, Imperia, siamo in mezzo all'Oceano Atlantico.
Se la vela di tutti i giorni ti sembra una cosa oramai acquisita, se vuoi provare nuove emozioni e metterti alla prova... vieni a navigare con me. "Lo Zio Ugo ti vuole!". Potresti scoprire che in fondo gli sci sono una gran figata e che bastano e avanzano.

La navigazione prosegue bene. Durante il giorno lavoro sempre. Ho messo sicure di dyneema attorno ai bozzelli delle sartie per tenere botta ed evitare disastri nel caso di altre rotture, rimesso a posto l'impianto elettrico del pannello motore, sturato pompe di sentina e continuato la personalizzazione della barca per trasformarla da "giro davanti allo yacht club" a "4x4 degli oceani”. Più faccio e più mi vengono in mente modifiche, specialmente alle manovre correnti. Voglio mantenere materiali e tecniche dell'epoca ma sveltire le manovre, specialmente in vista di navigarci da solo. Roberto e Andrea fanno la loro parte, iniziano a capire la barca.
Roberto stanotte mi diceva che navigare su Time of Wonder è un’emozione superiore a quella di una barca moderna anche impegnata in una traversata Guadalupa-Azzorre, come quella in cui ha partecipato da allievo su Huck Finn II l'anno scorso. Andrea invece mi diceva che oggi per la prima volta ha realizzato di essere in mezzo all'oceano. Prima con il vento forte avevamo troppo da fare.


Vittorio Malingri - Ocean Experience




















Siamo felici della giornata di sole, abbiamo calato le lenze e preso sargassi tutto il giorno. Ce ne sono a perdita d'occhio. Sono state anche oltre 24 ore di “smotorata” prima che, qualche ora fa, tornasse il vento.
È il mio turno di notte, 00:00-04:00, barra bloccata come sempre, mare calmo e poco vento, il bagliore di Bermuda all'orizzonte a dritta. Mi sa che adesso devo smettere di scrivere, perché sento che la barca ha rallentato, e già da un po’ di tempo. Era previsto un altro calo fino a domani pomeriggio.

Buonanotte terrestri, io mi infilo una cintura di sicurezza, esco in coperta e mi arrampico in fondo al boma a togliere matafioni e stroppo dalla prima mano. Poi mollerò la scotta, troverò un nuovo "balance",  bloccando la barra un po’ più sottovento per tenere la rotta con la randa in bando. Poi inizierò la spola tra le sartie di dritta e quelle di sinistra per tirare ammantiglio e lazy jack, mollare la sicura del punto di mura, mollare la borosa e alare, drizza, drizza del picco, rimollare ammantiglio e lazy jack, ritirare la scotta... e rimettere tutto a posto.

Ah! dimenticavo, siamo di bolina stretta e non è vero che le golette non stringono il vento... almeno non quelle dei pescatori di merluzzi.

"Sennò quando lo vendi il pesce?"
"Pesce? che pesce?. Ohè, chi ha parlato?.... sei stato tu Quiqueg?"

Vittorio

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