giovedì 25 giugno 2015

Time of Wonder go to Greece - Preparazione del viaggio e avventure a San Blas

25 giugno 2015
Turtle Cay Marina, Costa Arriba, Panama


Steven sta finalmente mettendo in secca il catamarano che gestisce qui a San Blas. Siamo andati un po’ lunghi, un po’ per colpa mia, troppo lavoro in cantiere a Preveza, un po’ per colpa sua, ritardi nell’alaggio della sua barca. 
Avrete capito che alla fine non torno da solo. Le insistenze di famiglia e amici - (mi hanno tritato i marroni), e in effetti senza pilota automatico oltre che dura diventa anche “la traversata infinita” - mi hanno spinto a cercare un compagno dopo che l’equipaggio iniziale si e decimato a causa destino dei componenti: Andrea problemi fisici, Sotiris problemi di famiglia, Yoann e Anais troppo tardi per loro partire a fine Giugno.

























Da una decina di anni, e vivo molto meglio, l’ultimo dei miei problemi è organizzare qualsiasi cosa, anche importante. Tutto e tutti si presentano a tempo debito, e così è stato anche per Steven, che pochi giorni fa si è offerto di accompagnarmi, con immensa mia gioia (poi capirete) perché Steven è un amico vero e uno dei “grandi marinai” francesi. 

Dicevo che tutti mi spingevano a cercare qualcuno e quindi ho iniziato a pensare e proporre. L’unico requisito è che fosse una persona con cui ho voglia di stare e navigare. Prima interpellata: Charlize Theron “Vic I’d love to cross the Atlantic with you, you know it!. But I have a lot of work.” Insomma la solita manfrina di tutte le volte: ...mi servirebbe proprio una pausa... quando mai mi ricapita un occasione così... sai che come faccio l’amore con te non lo faccio con nessuno... e alla fine la solita sola. Seconda interpellata Lodovica, 20 anni, figlia adottiva e marinaia: “Vitto sarebbe una figata ti dico tra qualche giorno perché qui a Southampton ci sono gli esami, sto finendo il modellino del progetto con la prua a Scow, come mi ha suggerito Nico... sai prende il diploma mio fratello non posso mancare, in famiglia ci tengono tutti...”. Terzo interpellato Cesar, al secolo Cesare Grassotti, mille avventure in terra e in mare, shore team di Royal Oak, amicizia da anni, ottimo marinaio: “Ugo bella storia!! vedo di fare il possibile, ho solo un trasferimento dalla Bretagna al Mediterraneo della barca di un amico ma secondo me ci sto dentro...adesso vedo...”. Nisba anche il Cesar.



A quel punto ho preso l’aereo, tra la para generale, e ho detto: “Vado!. Non rompetemi i coglioni”. 
Ero distrutto di fatica, a Preveza ci abbiamo dato sempre, sabati e domeniche comprese, tranne la Pasqua Ortodossa. La testa piena di mille pensieri sui lavori fatti e da fare, un po’ di senso di colpa per la “fuga dalla famiglia” (pochissimo, più che altro devo dirlo), altri mille pensieri sulla preparazione della barca in un posto dove non c’è niente. Sono sceso dall’aereo alle 5 del mattino a Panama. Per le 5 del pomeriggio avevo già comperato 4 batterie Troyan T2 a 6v da 265ah (per dire che pesano da trasportare), ritirato Iridium Go che l’amico Carlo Pesce (Geoborders Italia) mi aveva fatto arrivare qui, fatta la spesa grossa della base della cambusa per due mesi, prenotato 4x4 per San Blas per le 5 del mattino seguente. Nel pomeriggio mi ha aiutato Alessandra del Kalimera, un bellissimo sloop di Alden che ho aiutato a comperare in California in ottobre e che lei, tra mille avventure, ha portato in questi mesi a San Blas.

Grande viaggio sul Toyota di Jesus, caricato fino all’orlo delle mie masserizie e di quelle di altri 6 passeggeri, che mi ha raccontato come la sua famiglia ha aperto nella giungla della Cordillera del Darien i 45 km di strada che stavamo percorrendo, per portare i materiali per costruire una chiesa Mormone qui sulle isole. Ci volevano due giorni di fuoristrada incazzato duro per fare quell’oretta di strada asfaltata attuale. Quando siamo arrivati mi ha detto “è da quando ho 6 anni  che accompagno mio zio Tito qui. In 22 anni ho fatto il bagno in mare una volta sola, per due ore... e pioveva”. Poi siamo arrivati “al Rio” verso le 9,30... e tutte le lance erano già partite.
Un paio di ore dopo ero a bordo della mia “ragazza” dopo averla lasciata 4 mesi all’ancora a Banedup, nelle mani di Steven. Barca perfetta, pulita (e non l’ha lavata nessuno), tutto funzionante a parte il frigo che aveva perso il gas e le bombole del gas di cucina vuote. Ho un problema con il gas... aerofagia!.
Temperatura esterna 45 gradi, umidità 95%, jet lag di 8 ore... e questa non è una bella storia. Distrutto o meno a sera era tutto stivato, nel pomeriggio con l’aiuto di Alessandra, poi cena (insalata) con Steven e Alessandra. Bagordi, poi svenuto in cuccetta fino all’alba.

In capo a 6 giorni, di grande fatica e sofferenza per il caldo, la barca ha preso forma. Pulita dentro, armata di tutto punto, cambiate batterie, aggiustate mille cose, rinforzata la barra del timone e tolti giochi con pezzi portati dall’Italia, carena pulita. Lavorare in apnea sott’acqua un paio di giorni mi ha rimesso al mondo: spariti jet lag, caldo, affanno, stronzate nella testa. 
Rimaneva il problema gas. Per quanto riguarda la cucina brillantemente risolto da Steven la notte stessa del primo giorno: “Domani ti porto una bombola e un regolatore che ho in più a bordo”. “Figata Steve, bella storia già pensavo di dover andare chissà dove sperando di trovare il regolatore”.
La mattina seguente mentre lavoro vedo Steven che prepara un charter sulla sua barca. Penso che appena potrà mi porta il tutto. Mi giro a fare dei lavori rivolto dall’altra parte. Quando mi rigiro verso di lui, un oretta dopo, lo vedo lontano che esce a vela dal reef. “Mi sa ci abbiamo dato giù pesante ieri sera” penso tra me e me “Bella Steve, buon lavoro”. 
Kalimera ha fornito catering a domicilio a bordo per 4 giorni. Alla mattina venivano Alessandra o Alvin, il suo ottimo marinaio Cuna, con un thermos di the, torta, macedonia e altre figate. Idem a pranzo, e a cena andavo io da loro, o da Jurin e Monica, su Scacco Matto. O meglio andavamo tutti assieme da qualcuno di noi.

Jurin, detto anche Conrad, ex movimento terra, ex camionista... un “Brother”. Peccato che ci vediamo sempre po’ al volo. Spero di vederlo e salutarlo nei prossimi giorni prima di partire, tra l’altro mi ha dato una bella mano perché avevo portato delle barre filettate troppo grosse per il lavoro al timone, e lui mi ha dato un pezzo di quella giusta con cui ho sistemato tutto.
A questo punto mancava il frigo e una cambusa di “fresco”. Soluzione: Piero di ”Dream”, grande pescatore subacqueo, frigorista e amico di vecchia data. Solo che è a Turtle Cay, un marina a 35 miglia a W da qui, sulla costa sopravvento, dove non sono mai stato. Reef, bassifondi, onde frangenti. Le carte migliori qui sono state fatte da un tedesco anni fa. Ce le siamo passate tutti in formato elettronico. Se devi andare fuori dal pezzo turistico di San Blas, sia verso il canale sia verso la Colombia, sono le uniche affidabili.

Partiamo una mattina, Time of Wonder e Kalimera. Ale va in un posto con migliore connessione, perché deve scaricarsi un app cartografica per leggerle, poi è diretta a Linton dove tirerà fuori la barca e rientrerà in Italia. Io Vado verso l’ignoto, un caldo boia, poco vento, sole a picco. Quando trovo l’attimo per mollare il timone per preparare le carte sul pc, non le trovo. Fa niente vado a vista, ho carte sicure che mi portano fino alla destinazione... ma non c’è segnata sopra la destinazione. Unica indicazione di Jurin, del giorno precedente, a cui telefono senza risposta ripetutamente: “E’ a 35 miglia da qui più o meno. C’é una boa verde da lasciare a sinistra, non si vede niente praticamente fino a quando non sei dentro... ci sono due reef, uno a dx e uno a sx...”.


Binocolo, esploro, faccio i miei conti, guardo il rilievo della costa e penso a dove farei un marina. A terra si vedono delle costruzioni ed un centro un po’ più grande (5 case) con un capannone e un paio di barche a motore, ma sono meno di 35 miglia, poi altre costruzioni più avanti. C’è onda che frange dappertutto, sole negli occhi. Sticazzi !!. Mi avvicino poi si vedrà meglio spero”.
A mezzo miglio dalla costa ci sono 10 m di fondo, l’onda è grossa. Faccio un paio di tentativi, dove vedo cose che lasciano presupporre la possibile esistenza di un piccolo marina. Niente. Vado avanti un po’ e poi torno indietro verso il capannone. Ho tirato giù tutto tranne la randa di trinchetto per non rollare troppo. 
Avvicinandomi a Miramar, dove c’è il capannone vedo una pass nel reef. La carta Navionics dà dei dati e sembra che ci sia profondità fino vicino alla pass. E’ piccola, molto piccola, spiaggia a pochi metri. Bisogna entrare e poi girare subito a sinistra. Lì l’acqua è calma, entro con la randa, tutto bene, giro a sx e sono controvento. Unico problema sono in un canale di 15 m di larghezza (e non so  neanche se tutti navigabili) e 30 di lunghezza. Fisso il timone con il motore al minimo e mi precipito ad ammainare. Faccio tutte le cappelle possibili e ci metto un po’ troppo. Mi ritrovo al traverso, con un metro davanti alla prua e uno dietro, vedo che ci sono 6 metri di fondo. Dire che TOW a motore manovra malissimo è fargli un gran complimento. TOW non manovra. Punto!. Fa e va dove vuole Lei... e non è l’unica nell’universo femminile.


Io non saprei spiegarvi come ho fatto: sono riuscito a girarmi, entrare, incagliarmi nel fango un paio di volte, chiedere gridando a un paio di tizi dove fosse la marina... nessuna idea... fino a che un terzo mi ha detto che era a 12 km più a W. Disincagliarmi, rigirarmi su me stesso, uscire, ritirare su la randa e togliermi dai marroni. Ho un piano! Vado verso W se la vedo bene, se no vado anche io a Linton o Portobello e faccio la spesa, poi si vedrà.
Miglia dopo intravedo degli alberi dietro le palme, vicino a una punta con scoglio affioranti fuori. Mi avvicino, capisco che l’entrata non è lì ma probabilmente dietro la punta. Eccola! tutto ok. Tolgo la randa, frange tutto, stessa scena, ma con boa verde a sinistra. Hanno scavato un canale e la marina di sana pianta in una punta pianeggiante in un palmeto. Bel posto. Mi avvicino all’imboccatura del canale e mi chiamano con accento francese: “Vittoriò!!!”.
E’ Paolo (Polò), San Blas Charter e grande pescatore subacqueo. Un amico.
Mi ormeggio a lato del Dream e mi bevo una birretta con Piero e Polò. “Maiala!!!!” come direbbero a Gubbio. “Mi è andata di lusso”.
Qualche giorno dopo eccomi qui, frigo a posto, spesa fatta, un'altra moltitudine di lavoretti fatti. Pulizia integrale con acqua dolce a volontà, bombole del gas cariche... “Ma lo Stewe??”.

Adesso arriva, oggi stavano alando la barca, tra un po’ lo chiamo e ci mettiamo d’accordo per domani.
Vale la pena aspettarlo perché non è solo uno di Benodet, il villaggio di Tabarly, che si è fatto le ossa con Lui, Pean, Fauconnier, Florance Arthaud e molti altri in ogni regata, con qualsiasi tipo di barca e in ogni mare, vivendosi le pagine della vela oceanica più bella, quella dell’inizio dei grandi trimarani, delle prime Whitebread e molto altro... ma soprattutto è un vero amico da un paio d’anni. Strano, abbiamo decine di amici in comune ma non ci eravamo mai incontrarti prima. Un periodo ha navigato due anni con Tabarly, da soli su Pen Duick I, il cutter aurico. 


E’, come me, innamorato di Time of Wonder.
Un fratello, uno che naviga d'istinto e passione, il tipo migliore con cui attraversare un oceano, controvento, nella stagione sbagliata, senza pilota automatico, su un peschereccio a vela di 150 anni fa.
Altro che Charlize Theron.

Vittorio

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